E’ davvero singolare guardare sulla mappa nazionale il percorso del prossimo GIRO d’ITALIA, edizione 2019. Anche nel ciclismo il paese sembra essere diviso in due, come se a stabilire il tracciato fosse stata la “manina” di qualche anti-meridionalista incallito.

Non si tratta di una sottolineatura dal retrogusto politico, né di un’ipocrita e melensa rivendicazione identitaria, oltretutto questa redazione non è interessata a stabilire “primati” di natura etnica e sociale. Tuttavia, la storia insegna che il GIRO, pur essendo un fenomeno prevalentemente sportivo, spesso è servito ad unire questo paese e non a dividerlo.

Coppi, Bertali, GimondiMoser e Pantani sono stati, prima d’ogni cosa, eroi nazionali, osannati ed acclamati da milioni di tifosi che, dalla Sicilia alle Alpi, hanno urlato i loro nomi lungo le strade italiane. Le imprese di questi campioni hanno esaltato gli appassionati e non, sotto il simbolo di una sola bandiera, quella tricolore.

Per cui è vero: anche il ciclismo ha fatto l’Italia! Così come non si può negare che, proprio in alcuni casi, è stata la politica a “servirsi” del ciclismo. Basta ricordare la telefonata di Alcide De Gasperi (all’epoca Presidente del Consiglio) al mitico Gino Bartali.

La storia racconta che la sera del 15 luglio 1948, in una camera d’albergo francese, dove alloggiava Bartali, squillò il telefono. Cosa si siano detti di preciso non si è mai saputo, ma fondamentalmente il segretario della DC invocò a Gino, dopo la scalata dell’Izoard, un’altra impresa, nonostante le fatiche, le scorie, la vecchiaia. Vincere il TOUR de FRANCE e tornare in Italia con la maglia gialla.

Infatti, erano passate ventiquattrore appena dall’attentato al leader comunista Palmiro Togliatti. Il Paese era in preda al panico e al terrore. Si annunciavano giorni drammatici, tra i più tesi della storia repubblicana. Non a caso, il giorno dopo, Bartali montò in sella alla sua bicicletta e dopo 263 chilometri arrivò per primo sul traguardo di Aix-les-Bains conquistando tappa e leadership. Quella maglia, naturalmente, la portò sino a Parigi, ove giunse trionfante alla passerella finale sugli Champs-Elyséee.

Nell’ultima settimana del TOUR gli italiani non mollarono di un secondo le rispettive radioline per sapere e conoscere le gesta del grande Bartali. In pochi giorni il clima nel Paese si rasserenò, cessarono le manifestazioni di piazza, la rabbia si affievolì e la situazione, finalmente, si tranquillizzò. Come se, grazie a quel campione in bici, i cocci del vaso si fossero rimessi ognuno al proprio posto. Ma questa, comunque, appartiene al passato. E’ storia d’altri tempi.

Giro d’Italia 2019