Ogni settimana, circa 50 donne in Europa, perdono la vita a causa della violenza domestica, un trend che è aumentato, soprattutto, durante la pandemia, anche se alcuni Paesi hanno implementato misure aggiuntive per contrastare la violenza di genere
Allo stesso tempo, il sempre più largo uso di internet ha aumentato la violenza di genere online ed il numero di abusi, in particolar modo, sulle ragazze. Oltretutto, ad un anno dall’emergenza sanitaria, si teme che la ricaduta sociale ed economica possa innescare impatti a lungo termine sulla parità dei diritti. Una minaccia non solo ai progressi fatti finora, ma anche un concreto pericolo per altre 47 milioni di donne e ragazze che in tutto il mondo rischiano di ricadere sotto la soglia di povertà.
L’altro dato che fa riflettere riguarda le 49 milioni di persone impiegate nel Settore sanitario, uno dei più esposti al virus, di cui ben il 76% sono donne. Il più grande squilibrio nell’UE riguarda la Lettonia con le donne pari all’88% della forza lavoro, rispetto al 66% dell’Italia. Inoltre, le donne sono sovra rappresentate nei servizi essenziali rimasti aperti durante la pandemia, che vanno dalla vendita all’assistenza all’infanzia. Tant’è che nell’UE, le donne rappresentano l’82% di tutte le persone addette alle casse ed il 95% delle persone impiegate nei lavori domestici ed assistenziali.
C’è da sottolineare, altresì, che circa l’84% delle donne lavoratrici, comprese fra i 15 e 64 anni, sono impiegate nei servizi maggiormente colpiti dalla crisi ove si affrontano incredibili perdite di posti di lavoro. La quarantena, infatti, ha avuto un impatto negativo soprattutto sugli impieghi ‘al femminile’, come quelli legati all’asilo nido, al lavoro di segreteria o a quello domestico.
Dopotutto, più del 30% delle donne europee lavora con contratti part-time ed è impiegata in larga misura nell’economia informale, caratterizzata da minori diritti sul lavoro con scarsa protezione sanitaria, oltre che dall’assenza di numerosi benefici fondamentali. Le donne, infine, sono spesso costrette a ricorrere al tempo libero per prendersi cura di figli e parenti e, con i lockdown, hanno dovuto combinare, in molte circostanze, il telelavoro con la cura dei bambini.