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La prima mostra al grande cantautore calabrese che ha segnato un’epoca nella musica italiana

Iconico poeta dallo stile unico e tagliente, con la sua voce ruvida e con i suoi testi apparentemente leggeri e disimpegnati, ma pieni di contenuti, ha saputo graffiare società e politica italiana senza mai nascondersi dietro etichette e maschere, riuscendo, attraverso pensieri anticonformisti e parole semplici, a portare alla luce gli anni bui del nostro Paese.
Calabrese di nascita, ma romano d’adozione, viene celebrato nel Quartiere che amò e frequentò fin dai tempi del Folkstudio. Non a caso Rino ha vissuto a Roma, dove ha imparato ad evidenziare il messaggio con tutti gli strumenti del Teatro. Un’esposizione inedita nata dalla ricerca di materiali, molti dei quali esposti per la prima volta, che documentano l’intero cammino artistico del giovane autore, arricchita da ‘tante rarità’ di assoluto valore, viene concessa per l’occasione dalla sorella Anna.
Le sue canzoni, innovative e dal forte impegno civile, dopo la prematura scomparsa, sono state riscoperte e diventate veri e propri inni fra le nuove generazioni.  La denuncia sociale celata dietro l’ironia delle sue beffarde filastrocche, resta ancora attualissima, come la costante lotta contro i tabù, le mistificazioni, le ipocrisie e i conformismi.
Fra il 1973 ed il 1980 ha, infine, pubblicato album attraverso i quali ha dipinto con schiettezza un’Italia che ci assomiglia ancora, ma proprio a causa della sferzante lucidità nell’affrontare temi di stretta attualità, ha faticato tanto per farsi conoscere, affrontando i pregiudizi dell’ambiente ed anche dei colleghi, che non vedevano di buon occhio quello strano personaggio che si divertiva a schernire tutti.