La cantante di Forlì ha reso omaggio al suo grande maestro Franco Battiato
E’ stato un concerto sublime, di solo pianoforte e violoncello. Poi, la voce di Alice, potente e soave, si è levata dal Parco Archeologico di Sibari per diffondersi, quasi come se fosse preghiera, fra il pubblico ammutolito, intento ad ascoltare brani che hanno fatto perte della storia della musica italiana.
E ti vengo a cercare, Povera Patria, I treni di Tozeur, sono soltanto alcune delle canzoni interpretate dalla meravigliosa Alice, creatura esile e, a tratti, impalpabile, quasi distaccata dalla realtà concreta del concerto ed ancorata, sempre più, alla dimensione artistica (e quasi lirica) del suo canto che, ad un certo punto, è diventato un’invocazione sacrale nei confronti dell’immenso Franco Battiato.
Bastava, infatti, alzare gli occhi al cielo per accorgersi della magia della serata. Lo sguardo notturno di una timida Luna piena, ha illuminato il suggestivo scenario del Parco, quasi a voler ricordare che in quel Tempio di storia la memoria non si cancella, così come non l’ha cancellata Alice, che ha dedicato al suo antico maestro l’ebbrezza di tante emozioni che alla fine si sono riverberate fra il pubblico.