Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di Legge. La data non è stata scelta a caso
Lo Stato, finalmente, riconosce il femminicidio quale reato autonomo, quindi punibile con l’ergastolo. D’ora in avanti chi uccide una donna per motivi di discriminazione, di odio o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti e delle sua libertà, rischia il carcere a vita. Arrivano, oltretutto, la congratulazioni della premierGiorgia Meloni: «Una novità davvero dirompente».
L’introduzione del delitto di femminicidio nel Codice Penale, finora configurato come semplice aggravante dell’omicidio volontario, non è l’unico intervento contemplato negli articoli varati ieri. Le pene vengono aumentate anche per altre fattispecie. A subire modifiche è pure la disciplina relativa alle misure cautelari per l’indagato. In presenza di gravi indizi di colpevolezza, l’accusato potrà essere messo agli arresti domiciliari o addirittura in prigione.
«Una svolta epocale» secondo il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Storica» per il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Più critiche, invece, le Opposizioni, secondo cui: «La Legge va nella giusta direzione ma non basta». Per Laura Zanella, Deputata impegnata nelle Reti Civiche «introdurre il reato di femminicidio era un atto dovuto. Ma la vita delle donne si salva prevenendo la violenza prima ancora che reprimendo».