L’artista fu uno dei maggiori interpreti del realismo magico in Italia
Riscoperto da pubblico e critica negli anni ’80, Antonio Donghi è oggi nuovamente apprezzato ed inserito nella maggior parte delle rassegne internazionali sugli anni ’20 e ’30. Questo progetto vuole aggiungere alla sua rivisitazione non solo uno studio, ancora mancante, sulle sue fonti culturali estremamente eclettiche, ma anche il ruolo importante che alcune collezioni pubbliche romane hanno svolto, attraverso la raccolta delle sue opere, per la conoscenza e diffusione della sua arte.
«Una mostra straordinaria, davvero un unicum per la quantità e qualità delle opere esposte – ha, infatti, dichiarato il Sindaco Roberto Gualtieri – in un luogo che interpreta molto bene un modello di gestione condivisa del Patrimonio di Roma Capitale, valorizzato molto bene. Roma è anche una città dell’arte contemporanea e in questo Palazzo ci sono alcuni dei capolavori della Scuola romana».
In mostra oltre 30 opere, prevalentemente acquistate direttamente alle mostre del tempo della Biennale di Venezia o reperite sul mercato rendendole di pubblica fruizione, che si affiancano ai 3 capolavori donghani già presenti alla Fondazione Elena e Claudio Cerasi. Attraverso queste opere è, infine, possibile ricostruire interamente il percorso artistico di Donghi, spesso condotto in modo schivo, ma sempre originale e stimolante.