La favola del Natale resiste ancora nonostante il boom delle tecnologie
Il dibattito è aperto e così lui, Babbo Natale, al secolo Antonio Senes sardo da Bonorva, in provincia di Sassari, pensionato che lo fa per arrotondare, a questo punto non sa che dire, finito nel bel mezzo di una contesa familiare al tempo dei social. «Non c’è al mondo abbastanza carta da regalo per impacchettare i desideri di un bambino. Non è una frase mia, è dello scrittore Andrea G. Pinketts e ogni volta che arriva Natale mi torna in mente…» ha dichiarato, infatti, Senes.
Lui all’anagrafe ha 73 anni ed è partito all’alba in auto da Campagnano, 30 chilometri a Nord di Roma, freddo becco sulla Cassiabis, con indosso già i pantaloni rossi del vestito. Il barbone bianco è suo ed, infatti lo chiamano spesso anche da Cinecittà per affidargli delle particine da comparsa. Oggi però è il protagonista assoluto, la figura centrale di questo ambaradan festivo.
Ogni sera, quando si spengono le luci del villaggio, Antonio svuota il cesto delle letterine dei bambini ed inizia a leggerle una per una. «Perchè la verità – ammette candidamente il protagonista di queste Feste – è che questo lavoro mi piace. Se non piacesse, non potresti farlo. E’ molto stancante. Babbo Natale in fondo è una vocazione».
Intanto, da Ponte Milvio è partito il Treno interstellare che porta i piccoli, con la fantasia, dentro Rovaniemi, il villaggio in Finlandia di Babbo Natale che Senes però chiama Rovagnati, come il famoso prosciutto. Sembra un gioco, ma, invece, è una cosa seria, perché al di là delle tante ‘stregonerie’ moderne, per molti bimbi Babbo Natale ancora esiste e guai a spezzare l’incantesimo.