Anche se il copione che si sta consumando in queste ore non è quello tratto dal libro di Michael Blake che ha ispirato il riuscitissimo film di Kevin Costner (Balla coi lupi), possiamo dire di aver visto nel Braglia di questi anni lo stesso spirito del protagonista cinematografico: il generale Dunbar.

Tentato anch’egli da un temerario senso di solitudine, è stato capace di dedicarsi alla paziente ricostruzione del Cosenza, riportandolo, a distanza di quindici anni, sulla scena del calcio che conta.

E’ stata, comunque, proprio la caparbietà del grossetano a scuotere i LUPI dal loro proverbiale torpore e a condurli con forza sulle vette silane a riveder (finalmente) le stelle, dopo il buio “accecante” della Serie D. Pochi, infatti, avrebbero creduto in quell’impresa. Eppure la città, dopo gli insperati playoff, assaporò nuovamente la gioia del ritorno in B.

Ora però, nonostante tutto, sembrano ormai lontani i tempi di Pescara e di quella contagiosa esultanza per l’avvenuta promozione dei rossoblù. Siamo, purtroppo, come si potrebbe dire in circostanze del genere, ai titoli di coda di un’altra storia, che in questo caso vede, come “attori” principali, Piero Braglia ed Eugenio Guarascio. Tant’è che lo scontro con lo Spezia di Venerdì prossimo, potrebbe già inscenare l’inatteso commiato fra il tecnico ed il Presidente.

Che il burbero toscanaccio non abbia mai apprezzato il mercato estivo del Direttore Trinchera il quale avrebbe disatteso molte delle sue aspettative, è un dato che tuttavia appartiene più alla realtà, che non alla pruriginosa cronaca giornalistica.

Da qui quei celati mugugni e malumori e, forse, anche, qualche aspro dissapore o risentimento che hanno privato l’inflessibile condottiero delle giuste motivazioni affinché potesse continuare il suo cammino nell’incerta “battaglia” della stagione in corso, con il coraggio e la schiettezza che lo hanno sempre contraddistinto.

Altrimenti, risulterebbero inspiegabili le scelte “masochiste” compiute Domenica scorsa sul campo di Ascoli, dove la squadra, in vantaggio di due reti, sebbene mancassero settanta minuti alla fine, ha imboccato quell’assurdo “vicolo cieco” che l’ha portata dritta tra le grinfie del nemico.

E così Braglia, ancora una volta come Dunbar, in un epilogo quasi scontato, al cospetto dei suoi uomini, aspetta inquieto l’inesorabile “condanna”, che per lui, al di là di ogni auspicabile lieto fine, potrebbe significare esonero.

*L’immagine in evidenza è del fotoreporter Francesco Donato