Vince il Festival una dissacrante rivisitazione del film che rese famosa Julia Roberts
La Presidente Greta Gerwig e la sua Giuria, fra cui Pierfrancesco Favino, consegnano un palmarès variegato, che guarda a politica, geografia e questione di genere. Anora è il titolo della pellicola: «Sono figlio degli anni 80, magari Pretty Woman è nel mio inconscio» aveva detto, candidamente, il regista.
Niente da fare per Paolo Sorrentino, malgrado l’ottima accoglienza riservata a Parthenope, l’ultima Palma italiana resta La stanza del figlio, nel 2001. «Sono sicuro che le persone che vedranno il film lo ameranno moltissimo e avrà una vita lunghissima – ha, poi, ribadito Favino – al di là di quel che è successo qui».
Grande emozione, infine, per I semi del ficus sacro dell’iraniano Mohammad Rasoulof. Il grande regista, da anni perseguitato dal regime di Teheran per le sue posizioni di dissenso e per il sostegno a un movimento in difesa delle donne, è arrivato a Cannes in modo a dir poco rocambolesco, dopo aver abbandonato il suo Paese e attraversando il confine a piedi.