Per quanti abbiano ancora memoria strica del Cosenza fine anni ’80, non è potuto sicuramente sfuggire che le caratteristiche, sia fisiche che tecniche, del sorprendente Giuseppe Caso assomiglino clamorosamente a quelle dello straordinario Alberto Urban, gloria del passato
Stesse movenze e corporatura; identica capacità di accendere la partita ogni qualvolta ha la palla fra piedi; medesimo scatto in progressione che lo rendono spesso imprendibile, con improvvisi guizzi ed accelerazioni che gli consentono con facilità di saltare l’uomo, senza per questo perdere di vista la porta avversaria. E’ sostanzialmente questo tipo di calciatore Giuseppe Caso, arrivato di recente a vestire la maglia rossoblù in prestito dal Genoa.
Simile lo era anche il talentuoso Alberto Urban, diverso solo nella capigliatura, ma che sul prato del San Vito (allora si chiamava semplicemente così perché Marulla giocava al suo fianco), assumeva le sembianza del ‘furetto‘ imprevedibile, in grado di spalancare intere praterie davanti a se. Arrivò nella città bruzia nell’estate del 1986 e vi rimase per tre Stagioni, trascinando da protagonista il Cosenza in Serie B dopo una lunga assenza durata 24 anni.
Oggi, il parallelo, potrebbe anche risultare improponibile. Il calcio, infatti, è cambiato, i ritmi non sono più quelli di una volta, nonostante lo stile, la passione e la voglia di correre dietro il pallone, resteranno per sempre il tratto distintivo di qualsivoglia calciatore, a qualsiasi latitudine dell’emisfero terrestre si trovi e in ogni epoca in cui egli sarà destinato a calpestare un terreno di gioco. Può darsi, quindi, che le emozioni suscitate dal giovane ventitreenne di Torre Annunziata abbiano attinto proprio nella parte più recondita dell’animo rossoblù, dove tuttora risiedono memorie e ricordi indelebili da far rabbrividire la pelle.
*L’immagine in evidenza è a cura del Cosenza Calcio