Inaugurato nel 1860 è stato luogo di ritrovo di molti intellettuali, artisti e uomini di Stato
Per chi ha viaggiato ed avuto modo di apprezzare Napoli, in tutta la sua originale eleganza, che spesso si miscela al buon gusto del caffè, il Gambrinus ha rappresentato, nella sua tradizione ultrasecolare, il posto ideale dove intrattenersi per comprendere più da vicino il fascino borghese di una straordinaria città.
Purtroppo, è di poche ore fa la notizia che il Gambrinus chiude per sempre, al di là dei Decreti o delle tante misure restrittive: «Sono allo stremo delle mie possibilità» ha dichiarato Antonio Sergio, uno tra i proprietari dello storico caffè in Piazza del Plebiscito. ad un passo dal Teatro San Carlo e dal Palazzo Reale.
«Abbiamo deciso di chiudere indipendentemente dalle misure nazionali o regionali – ha aggiunto -. Abbiamo messo in cassa integrazione, per la prima volta nella storia del caffè, 15 dipendenti. Non ce la facciamo più».
E’ ovvio che una notizia del genere si accoglie con profonda tristezza, poiché chiudere il Gambrinus è come chiudere un’importante pagina di storia non solo della città, ma dell’intero Paese in quanto da lì sono passati personaggi illustri che hanno dato lustro alla cultura europea del ‘900.
Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce, Ernest Hemingway e Jean-Paul Sartre, soli per citare alcuni nomi, furono tra questi, con quest’ultimo che si recò più volte a Napoli ove ebbe modo, seduto ai tavolini, di scrivere alcune delle sue memorabili riflessioni filosofiche.