L’occupazione sistematica delle Istituzioni culturali che sta conoscendo molteplici repliche in giro per l’Italia
Il blitz del Governo al Teatro di Roma segue un copione che, da un anno a questa parte, si ripete sempre uguale. Espugnare, con le buone o con le cattive tutti i luoghi della cultura nazionale per imporre, attraverso la produzione di film, spettacoli e mostre, il pensiero unico sovranista, quale unico e principale obiettivo da perseguire.
I posti chiave bonificati da ogni infiltrazione ed affidati a un manipolo di fedeli col chiaro intento di affermare un’egemonia di segno opposto a quella che per decenni avrebbe orientato l’opinione degli italiani. Anche a costo di forzare regole e procedure. Di cacciare i meritevoli. Azzerando il pluralismo che è il concime della cultura.
E che dire del Piccolo di Milano, dove l’ineffabile Ministro della Cultura ha voluto in Consiglio Geronimo La Russa, figlio di Ignazio, seconda carica dello Stato e co-fondatore di un Partito politico dai connotati ben precisi. Una designazione che ha fatto drizzare i capelli a molti.
Il Piccolo, infatti, è uno dei più prestigiosi Teatri di prosa del Paese, il primo stabile d’Italia, nato nella Milano della Resistenza. Far entrare nella sua gestione il rampollo di chi conserva a casa i busti del Duce ha, purtroppo, il sapore dello sfregio.
E ora si punta al bersaglio grosso, ossia la Scala di Milano. Si racconta, oltretutto, che il Governo, in realtà alla luce del sole, stia spingendo per Fortunato Ortombina, Direttore Artistico e sovrintendente della Fenice di Venezia, dove l’anno scorso ha diretto alcune opere Alvise Casellati, figlio della Ministra delle Riforme, la quale starebbe facendo fuoco e fiamme pur di vedere l’erede brandire la bacchetta nel tempio della lirica tricolore.