Fondata nella seconda metà del ‘600 a Sant’Ivo alla Sapienza e poi trasferita nella Città Universitaria, la Biblioteca Alessandrina di Roma è legata a filo doppio con lo Studium Urbis
È qui che centinaia di studenti ogni giorno possono trovare, consultare e studiare testi e volumi dedicati alle materie più disparate. Con circa 600 manoscritti, tutti digitalizzati, più di 1 milione di volumi e opuscoli a stampa, fra cui 674 incunaboli, e 15 milaedizioni del XVI° secolo, la Biblioteca Alessandrina è da sempre uno scrigno del sapere universale, come testimoniano il Fondo Antico che conta 40 mila volumi e le 13 mila miscellanee del Fondo Cerroti.
«L’Alessandrina ha una specificità assoluta che la rende un posto meraviglioso. E’ insieme una Biblioteca di tutela e conservazione ed una Biblioteca di servizio – ha spiegato la Direttrice Daniela Fugaro -. Un doppio aspetto che conserva fin dalle origini, quando Papa Alessandro VII nel 1667 decide di costituirla».
Oggi nella Città Universitaria il tocco dell’architetto Piacentini si riconosce nelle grandi vetrate che illuminano le Sale e nei magazzini che salgono per quattro piani di altezza. È lui stesso a progettarne la struttura autoportante con scaffalature in metallo verde militare, dotate di un sistema di binari che consente l’ottimizzazione degli spazi.
«Tutti i libri contenuti a Sant’Ivo alla Sapienza sono arrivati qui, compresi i testi più antichi appartenenti al Duca della Rovere. Questi ultimi erano circa 14 mila volumi e sono arrivati tutti alla Biblioteca Alessandrina, dove sono ancora conservati» ha, infine, concluso la Direttrice.