Il Presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli, stila un primo bilancio della fase 2 ad una settimana dalla riapertura delle attività commerciali e produttive. «Le Aziende devono gestire un ritorno non facile. Complicato perché – spiega in una intervista all’Adnkronosdenso di procedure, formazione, approvvigionamenti ed organizzazioni interne nuove. Il tutto con la difficoltà di dover affrontare queste novità dopo due mesi di fermo, con evidenti problemi di flussi di cassa. Con grande dignità gli Imprenditori si stanno facendo carico di questa grave situazione in attesa di strumenti concreti che possano permettere di pensare al futuro in maniera positiva. La paura di non reggere quest’onda d’urto rischia di indurre a ridurre costi, investimenti e progettazione.

Questo l’Italia non può permetterselo – denuncia il Presidente -. Le misure messe in campo dal Governo che riguardano la cassa integrazione o l’accordo sulla moratoria sui prestiti, hanno funzionato e sono fondamentali in questa crisi. Il Decreto liquidità invece sta presentando non poche criticità nella gestione operativa. È stato chiesto alla banche – ricorda ancora Amarelli – di fungere da intermediarie nell’erogazione per arrivare con rapidità a ristorare gli imprenditori. In realtà il sistema si è inceppato. Le banche, non sentendosi garantite a sufficienza, non hanno voluto cedere sulla loro discrezionalità. Quello che sembrava essere un ottimo strumento sulla carta, nell’attuazione pratica è servito quasi a nulla. La speranza è che attraverso le modifiche apportate possa tornare ad essere utile. In ogni caso, arriverà in forte ritardo.

La burocrazia – afferma – non permette di porre in essere azioni che poi abbiano effetti immediati sul sistema produttivo. Gli strumenti messi in campo sono sufficienti, ma sulla capacità di arrivare presto nell’economia bisogna ancora lavorarci. I ritardi comportano la difficoltà delle Aziende di far fronte alle proprie scadenze ed il rischio di fallire per il Covid-19. Non possiamo pensare che Società già in difficoltà che stavano per cessare le attività si risollevino ora, però non dobbiamo far chiudere quelle che funzionavano. Se un’Azienda muore, perdiamo la capacità di produrre ricchezza e di erogare stipendi. Ai miei colleghi – conclude Amarelli – dico di avere fiducia nel futuro perché gli imprenditori devono mantenere l’ottimismo che è alla base del nostro lavoro. Possiamo essere noi in questa fase a fare la differenza, se continueremo a progettare e a far crescere le Imprese, risolleveremo l’occupazione e l’economia del Paese».