Dal 2008 in Italia le nascite sono diminuite di 156.575 unità, in termini percentuali corrispondono al 27% in meno. Questo calo, monitorato dall’Istat, è attribuibile quasi esclusivamente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani
Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti strutturali indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata fra i 15 e i 49 anni. In questa fascia di popolazione, oltretutto, le donne italiane sono sempre meno numerose.
Da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate fra la seconda metà degli anni ’60 e la prima metà dei ‘70) che stanno gradualmente uscendo dalla fase riproduttiva o si stanno avviando a concluderla; dall’altro, le generazioni più giovani che sono sempre meno consistenti.
Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ossia la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995. A partire dagli anni 2000 l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane, ha parzialmente contenuto gli effetti di questo fenomeno.
Tuttavia, l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente. A diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, anche nel periodo Gennaio-Agosto 2020 con un calo significativo di 6.400 unità rispetto all’anno precedente.
Ciò è dovuto, inoltre, al forte calo dei matrimoni che si è protratto fino al 2014, anno in cui sono state celebrate appena 189.765 nozze rispetto, ad esempio, al 2008 quando erano 246.613, per poi proseguire con un andamento altalenante. Anche senza tener conto degli effetti della pandemia che si potranno osservare a partire dal mese di Dicembre 2020, ci si potrebbe comunque attendere un’ulteriore riduzione delle nascite di almeno 10 mila unità.