Si è tenuto in questi giorni a Roma nella Sala Capitolare del Convento di Santa Maria sopra Minerva il Convegno dal titolo Grazia Deledda, la donna che non mise limiti alle donne
Indagatrice profonda e sensibile di anime e di luoghi, ottenne la consacrazione internazionale quando l’Accademia svedese le assegnò il Premio Nobel nell’anno 1926 «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale, e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».
«Grazia Deledda – ha ricordato il Ministro della Cultura Dario Franceschini – fu una scrittrice feconda che ha saputo creare un immaginario potente ed evocativo partendo dalla terra d’origine. La sua è una narrazione sospesa tra mondo antico e mondo nuovo, ma non per questo derubricabile nel regionalismo letterario, al contrario dal respiro universale. Non a caso continua ad essere letta e tradotta in tutto il mondo».
«Non dobbiamo mai smettere di leggerla – ha, infine, concluso il Ministro – di rileggerla e di citarla, di frequentare le sue pagine, di lasciarci emozionare e catturare da una delle voci più grandi della letteratura italiana e internazionale. Eppure credo che le Istituzioni abbiano un debito verso la Deledda, che a lungo ha subito, nel recente passato, una sorta di ostracismo nel riconoscimento che merita nel pantheon culturale del Paese».