Istituita da Federico II di Svevia nel 1234, la Fiera di San Giuseppe, per il secondo anno consecutivo, viene fermata dalla pandemia
Proprio in questi giorni la città si animava con centinaia di espositori ed artisti provenienti da tutto il Sud Italia. Per una decina di giorni circa si disponevano, infatti, nelle principali strade cittadine. A tenere alta l’atmosfera, le tante produzioni locali come i famosi pagnatari e i cannistri di vimini, numerose piante e fiori, specialità gastronomiche come soppressate, salsicce, lupini, carrube, pomodori e fichi secchi, ma anche dolci e prelibatezze rappresentati delle classiche zeppole, mostaccioli e frittelle di San Giuseppe.
Un appuntamento imperdibile per tutti i cosentini e non solo, dove, attraverso i colori della Primavera appena sbocciata, ci si poteva immergere nella storia, la cultura e la tradizione dell’attraente capoluogo bruzio in un evento ormai secolare e ricco di fascino. Inoltre, in occasione della Fiera, si è sempre celebrata la Festa dell’Accoglienza, dedicata ai migranti.
Chissà quando gli appassionati di quest’antica tradizione, potranno nuovamente ritrovarsi insieme nel caotico passeggio fra le tante bancarelle. La gente, d’altronde, sente un urgente bisogno di ritornare alla ‘normalita‘, di ritrovare il gusto dei momenti lieti e spensierati che questo terribile virus ha, purtroppo, spazzato via. Per ora, la Fiera, resta un piacevole ‘ricordo’, nell’attesa che la vita restituisca alle persone l’ebbrezza di certe emozioni, che solo gli incontri, gli abbracci e i sorrisi possono donare.