La mostra, allestita presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, è aperta sino al prossimo 20 Febbraio, in cui per la prima volta viene celebrato il grande maestro d’Arte contemporanea subito dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2019
Un corpus di opere accuratamente selezionato, che comprende sia dipinti che sculture, riscrive gli spazi del Salone Centrale della Galleria, trasformandolo in un paesaggio che esprime il senso e la portata della ricerca artistica di Ettore Spalletti, protagonista di un percorso solitario caratterizzato dall’unicità della sua ricerca per la storia dell’Arte contemporanea italiana. Fin dagli esordi, negli anni ’70, l’artista ha affrontato il vortice dell’avanguardia da una prospettiva distaccata, originale e fortemente coerente.
Scelte rigorose e un’educazione visiva molto chiara hanno portato a forme geometriche primarie e ai colori prescelti, come il blu, il bianco, il grigio, il rosa e il viola. Lo stesso vale per le forme scultoree, come la colonna, elemento di tradizione, l’ellisse, il catino e l’anfora. Si tratta, però, di un limite che tende all’infinito, dove le regole d’oro dell’artista hanno il potere di amplificare la forza espressiva delle sue opere, dalla stesura del colore puro alle studiate interazioni con le superfici e le dinamiche dello spazio.
«Ho curato questa mostra – racconta il curatore Éric de Chassey – con l’obiettivo di far vivere ai visitatori questa esperienza prematura, a cui sono stato esposto visitando le mostre da lui stesso ideate in vita, anche se so bene che sarebbe una gioia diversa. La scelta precoce di Ettore Spalletti del monocromo come mezzo privilegiato per creare quadri, sculture e spazi si è rivelata nel corso dei decenni particolarmente felice. Invece di limitarlo, ha aperto possibilità impreviste che favoriscono esperienze di infinito e illimitatezza attraverso una concentrazione concreta su materialità specifiche».