È il primo Vertice internazionale dopo le elezioni americane del 5 Novembre scorso

Pur mancando oltre 2 mesi all’inauguration day che sancirà formalmente l’inizio del secondo mandato alla Casa Bianca di Donald Trump, è del tutto evidente che la sua presenza aleggia pesantemente sul summit di Rio de Janeiro. Troppo forte il cambio di paradigma che la nuova Amministrazione americana imporrà agli attuali equilibri geopolitici, a partire dai delicatissimi fronti di Ucraina e Medioriente.
Incidendo, inevitabilmente, anche sui rapporti di forza tra Paesi, dentro e fuori l’Europa. Così, non è affatto casuale che gli sherpa dei 20 grandi della terra riuniti in Brasile siano alle prese da giorni con un complicato via libera alle dichiarazioni finali del summit. Non solo sui passaggi inevitabilmente più critici come il conflitto tra Mosca e Kiev e la crisi mediorientale, ma anche sugli altri dossier all’Ordine del Giorno del Vertice di Rio.
E a puntare i piedi, è soprattutto l’Argentina di Javier Milei, con obiezioni sulla tassazione contro i cosiddetti super ricchi e la parità di genere. A Rio gli Stati Uniti sono ovviamente rappresentati dall’uscente Joe Biden, ma l’impressione è che Milei sia arrivato a minacciare il veto sul Comunicato finale, facendosi forte proprio dell’imminente passaggio di consegne alla Casa Bianca.