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Il ripristino dei controlli alle frontiere interne di fatto sospende il Trattato di libera circolazione

Se qualcuno pensava che sull’emergenza migranti fosse stato trovato un accordo e che il Governo Meloni avesse convinto gli alleati europei a seguire la sua linea, ieri si è dovuto ricredere. Perché, il castello di certezze immaginato fino a qualche giorno fa è improvvisamente crollato al termine del Consiglio dei Ministri degli Interni dell’Unione Europea che si è svolto in Lussemburgo.
In realtà Germania ed Austria, insieme ad altri 8 Paesi, fra cui l’Italia, già nei giorni scorsi avevano chiesto alla Commissione di sospendere il Trattato sulla libera circolazione. Una decisione assunta dopo l’attentato terroristico di Bruxelles. Una scelta, comunque, motivata dall’urgente bisogno di porre un limite al rischio di pericolose infiltrazioni.
I Ministri Faeser e Kerner hanno, infatti, sottolineato: «Vogliamo combattere con più forza i trafficanti. La chiusura delle frontiere interne è un provvedimento importante  a causa della pressione migratoria considerevole». Una scelta, dunque, motivata dalla necessità di ripristinare i controlli alle frontiere per evitare l’ingresso di soggetti potenzialmente incontrollabili.
A questo punto, anche la misura assunta ieri dal Governo italiano di sigillare la frontiera con la Slovenia appare pressocché inutile, poiché i precedenti confermano, tuttavia, che i terroristi non arrivano dalla rotta balcanica. «Ho precisato – ha, infine, dovuto sottolineare il titolare del Viminale Matteo Piantedosiche si tratta di una misura che si ripromette di essere temporanea e, pur sempre, proporzionata».