La Harris a Washington chiude sul luogo dove il tycoon lanciò l’assalto al Campidoglio

Kamala Harris ha un sogno: «Diventare la prima Presidente donna e nera degli Stati Uniti». E pazienza se non ha potuto affermarlo lì dove nel 1963 Martin Luther King fece il suo più celebre discorso. Rivolgere l’ultimo appello agli elettori da un luogo così simbolico, è già per Harris un messaggio significativo.
«Per l’America sappiamo cosa ha in mente. Più caos. Più divisione. Io offro un percorso diverso» ha dichirato Harris, invitando Trump a voltare pagina. E però non basta. Per i sondaggisti a lei più vicini, gli attacchi frontali all’avversario, non smuovono gli indecisi. E poi, c’è il cruciale impegno a favore dell’aborto.
Donald ieri ha tentato di sfilare la scena alla rivale, organizzando una Conferenza Stampa nel suo resort: «I corrotti Biden e Harris hanno distrutto tutto» ha accusato, rimandando al mittente le accuse di avere simpatie naziste: «La vera fascista è lei: porta avanti una campagna d’odio» ha, infine chiosato iltycoon.