Blackout, scaffali vuoti e l’esodo verso gli Stati Uniti
Non molto tempo addietro Plaza de la Revolución all’Avana era colma di turisti americani, oggi invece quelle scintillanti decappottabili anni ’50, simbolo dell’essenza cubana, restano vuote. I turisti che un tempo scarrozzavano, sono in gran parte scomparsi e gli autisti spendono le loro giornate come fa la maggior parte degli altri cubani.
10 anni fa, infatti, il Presidente Barack Obama aveva sconvolto il mondo ristabilendo le relazioni diplomatiche con Cuba e l’Isola fu invasa dall’entusiasmo portato da un’ondata straordinaria di investimenti e turismo. Ma la cattiva gestione economica di Cuba e l’effetto devastante della pandemia, ha provocato un esodo migratorio di proporzioni epiche.
Il turismo è crollato, diminuendo di quasi il 50% dal 2017. Le strade sono piene di rifiuti in quanto la carenza di carburante ostacola la raccolta della spazzatura. Tanti cubani lo dicono chiaramente. 10 anni fa c’era molta speranza. Ora, purtroppo, c’è solo disperazione. Cuba sta affrontando la sua crisi peggiore da quando Fidel Castro prese il potere. I dati ufficiali mostrano che la popolazione è diminuita di almeno un milione di persone.
Anche il tasso di mortalità infantile, che un tempo il Governo comunista era così orgoglioso di aver abbassato a livelli inferiori, ora è in aumento. Negli ultimi giorni del suo primo mandato, Trump ha anche reinserito Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo. Una designazione che ha limitato drasticamente la capacità di fare affari a livello globale.