E’ riuscito ad infiammare il CineTeatro Garden di Rende con un monologo esilarante
2 ore e 30 minuti di spettacolo e a momenti nessuno se ne accorto, perché Enrico Brignano non è un attore che intrattiene il pubblico. Lui ti ammalia, ti coinvolge, ti cattura nella sua satira popolare e, a tratti, di raffinata intelligenza in cui certo non manca il confronto fra le diverse generazioni.
La sua romanità si mescola ad una calabresità rabberciata, ma è splendido, nel finale, quando omaggia le donne calabresi che, forse, a suo giudizio, più degli uomini, sono in grado di allontanare i pessimi retaggi culturali di un malessere che rende questa terra ‘maledettamente‘ bella e affascinante. E non è stato per l’appunto un caso se i greci un tempo ne fecero il loro paradiso terrestre.
Brignano è stato questo e, naturalmente, molto altro. Con un atteggiamento quasi scanzonato si è preso gioco delle tante nevrosi collettive dei nostri giorni. Dai consumi televisivi alla tante diete disumanizzanti, che non escludono neanche il caffè, diventato più un rito antropologico che non un sano modo di condividerlo in amicizia.
E che dire dell’attuale rapporto fra genitori e figli, rispetto a quello vissuto negli anni 70′. Forse non basterebbe un manuale di Sociologia per sviscerare l’intricata matassa dei vari ruoli in ambito familiare ed anche sociale. Alla fine, un pubblico quasi delirante ha accompagnato con un lungo applauso la chiusura del sipario.