E’ stato celebrato ieri Mercoledì 25 Marzo in molte Sedi afferenti al Polo Museale della Calabria il Dantedì, iniziativa di grande valenza culturale, dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri. Al Museo e Parco Archeologico Nazionale di Sibari sono state rievocate, infatti, alcune fra le simbologie, le similitudini e i richiami esistenti con l’universo dantesco.
Il mito del Labirinto, ad esempio, ricorda figure e situazioni collegabili a simboli carichi di significato ancora oggi efficaci. L’avventura di Teseo rappresenta il significato del percorso che l’uomo intraprende alla ricerca di se stesso, di un principio divino, di un minotauro o altro che possa rimandare ad un “centro”, un punto fermo da cui partire.
La via che si snoda nella scena richiama la discesa verso il “basso” ovvero nella disperazione; il percorso rappresenta la purificazione e il ritrovamento di sé. Uscire dal Labirinto descrive una rinascita. Il reperto collega questo mito con Arianna il cui filo della tessitura riporta Teseo alla luce e quindi all’attività femminile della tessitura.
Anche nella Divina Commedia il lettore, tuttavia, si smarrisce in una “selva oscura” e si ritrova compiendo un viaggio individuale e collettivo entro il dedalo di un labirinto: il labirinto della coscienza e del significato in cui tutto ciò che è detto spinge ad un “altrove”.
Nell’Inferno Dante colloca il Minotauro nel VII° Cerchio dove sono puniti i violenti e lo introduce all’inizio del Canto XII°. Spesso accostato al peccato della lussuria, il Minotauro è un ostacolo da superare per percorrere una nuova strada, più giusta e corretta. Il Labirinto rappresenta quindi nella sua accezione mistica, un processo di iniziazione, un rituale personale di ascesi.