Il 25 Luglio 1929, il giglio fiorentino viene istituzionalizzato con Regio Decreto
Il giglio rosso aperto in campo bianco è il simbolo di Firenze, città gigliata per eccellenza. Lo era già nell’XI° secolo, talvolta rappresentato su uno scudo retto dalla zampa di un leone, il cosiddetto marzocco. Famoso al punto che in araldica a volte si dice ‘giglio di Firenze’ per indicare i gigli sbocciati.
Il colore rosso fu stabilito dai Guelfi nel XIII° secolo, per distinguersi dai Ghibellini, rappresentati dai colori inversi e cacciati dalla città nel 1251. Dante stesso nel Paradiso lo definisce ‘per division fatto vermiglio’. È chiamato giglio, ma di fatto è un iris (il giaggiolo fiorentino), fiore diffuso nel territorio.
È così ben radicato nell’anima di Firenze che nel 1811 i fiorentini ignorarono bellamente il Governo napoleonico, quando cercò di imporre un altro simbolo, una pianta di giglio fiorito su un prato verde e uno sfondo argentato, sormontato da un capo di rosso a tre api d’oro.
Il giglio fiorentino è un’icona identitaria e unica nel suo genere, rappresentando in tutto e per tutto la città anche nella sua declinazione calcistica. Ha anche un’altra peculiarità.
Mentre di solito negli Stemmi Comunalisono presenti fronde di alloro e quercia e corone turrite, quello di Firenze è uno scudo ovato d’argento, con giglio aperto e bottonato di rosso, riconosciuto ufficialmente dal Governo italiano il 25 Luglio 1929, con valutazione della Consulta araldica del Regno.
A conferma del suo valore, esiste anche un marchio tutelato, tant’è che l’Amministrazione di Firenze ha, infatti, depositato lo Stemma del giglio per sancirne e individuarne tutti i possibili modi di utilizzo, secondo le vigenti nome sul copyright.