Parole sagge quelle del Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora che intervenendo ai microfono di TG2 Post ha, in un certo senso, raggelato le aspettative ed i facili entusiasmi che ruotano intorno al mondo del calcio riguardo all’eventuale ripresa, sia degli allenamenti che dei Campionati, perché si sa che taluni personaggi della giostra del pallone, pur di tutelare i propri interessi, non provano alcuna pietà difronte alla tragedia umana che ha sconvolto l’Italia con le circa 25 mila vittime per Coronavirus, un numero purtroppo ancora destinato a crescere.

Intanto, il Consiglio di Lega di Serie A nella riunione di ieri ha espresso, con 8 Club contrari, l’intenzione di concludere la Stagione, ma l’esponente del Governo ha, comunque, rivolto il suo appello a tutti gli sportivi e non soltanto ai calciatori professionisti: «Mi auguro che tutto lo Sport riparta il prima possibile, per i nostri atleti e per tutti gli italiani. Lo Sport non è solo il calcio – ha ribadito il Ministro – ed il calcio non è solo la Serie A. Ad oggi non possiamo dare per certi né la ripresa del Campionato né degli allenamenti il prossimo 4 Maggio.

Avrò questo incontro Mercoledì 22 con la FIGC che mi presenterà nel dettaglio il Protocollo, che riguarda prevalentemente gli allenamenti. Lo valuteremo insieme, ma se vogliamo essere molto chiari io al momento non ho nessuna certezza. Inevitabilmente il mondo del calcio deve ripartire, speriamo il prima possibile, ma nessuna riapertura si può dare per scontata se non capiamo che esistono le condizioni nel Paese. Il 4 Maggio è il giorno in cui l’Italia comincerà pian piano a ripartire, ma ora dobbiamo capire se il calcio potrà farlo subito.

Valuterò con attenzione la possibilità che possano ricominciare gli allenamenti, ma anche se dovessero riprendere non sarà certa la ripresa delle partite. La Serie A non deve avere questa illusione. Tuttavia – ha concluso Spadafora – quando il mondo del calcio non vuole decidere per motivi economici, dice che è il Governo che deve farlo. Quando, viceversa, il Governo interviene a gamba tesa, il mondo del calcio rivendica autonomia».