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Nell’occasione il Capo dello Stato ha inaugurato il Teatro Santi di Vallefoglia

C’è stato un passaggio nel discorso di Mattarella, nel corso della Cerimonia di inaugurazione di Pesaro Capitale della Cultura, che più di tutte ha catturato l’attenzione: «La cultura non sopporta restrizioni o confini, pretende il rispetto delle opzioni di ogni cittadino, respinge la pretesa, sia di pubblici poteri o di grandi Corporazioni, di indirizzare le sensibilità verso il monopolio di un pensiero unico».
E sì, dice proprio ‘pensiero unico’, in effetti, che è un tema più attuale che mai. E non solo per il dibattito sulla Supremazia delle grandi multinazionali della rete che appiattiscono le opinioni e hanno la forza di portarle verso un’unica direzione, ma perché siamo anche in un tempo in cui si discute di egemonia culturale, quasi come tratto necessario del potere politico.
Ecco, allora, che al Capo dello Stato appare un approccio sbagliato se non fuorviante perché la cultura, dice infine, ha poco a che fare con un’egemonia, ma piuttosto con la libertà e la diversità. «Se la cultura è sapere, creatività, emozione, passione, sentimento, ebbene, è il presupposto delle nostre libertà, inclusa quella di stare insieme». Un richiamo ai valori della Costituzione, ma pure ai tratti storici italiani che nascono prima della Carta e affondano nelle differenti tradizioni culturali dei nostri Comuni.