Nel documentario prodotto da Scorsese la storia dello sbarco a New York
Si disse perfino che gli americani cercarono nei Beatles una possibile consolazione per l’insostenibile trauma dell’assassinio di Kennedy. Un’esagerazione? Non troppo. Lo racconta lo stesso Paul Mcartney e i testimoni dell’epoca parlano di una luce arrivata a illuminare il buio. Di sicuro alla fine del 1963 c’era un vuoto.
L’America era a corto di musiche, poche canzoni per sognare, per evadere, per guardare al domani col brivido dell’immaginazione e i Beatles arrivarono al momento giusto, con un tempismo degno delle grandi coincidenze della storia. Sta di fatto che quando sbarcarono a New York era il 7 Febbraio del 1964 ed esplose una febbre collettiva, un contagio che nessuno in quel momento aveva voglia di arginare.
E dire che appena un paio di mesi prima il gruppo era praticamente sconosciuto. La Beatlemania era già esplosa in Europa, gli adolescenti andavano fuori di testa per She loves you e Please please me, ma negli Stati Uniti non ne sapevano nulla, l’urlo scintillante dei Fab Four non era ancora arrivato. Ma quando arrivò fu uno tsunami entusiasmate. Almeno la storia racconta questo.
Da Venerdì su Disney+Martin Scorsese ne parlerà in un documentario tracciando un breve tratto dell’esperienza del gruppo inglese, ma ce n’è abbastanza da riempire libri e film perché fu davvero un momento epocale. Gli americani, in fondo, della musica inglese ignoravano addirittura l’esistenza, per cui si arresero, disarmati e impreparati, a quella che fu definita la british invasion.