La popolazione dell’Italia ha smesso di crescere dal 2015, da quando continua a calare a
ritmi crescenti, soprattutto nel Mezzogiorno: lo dice il Rapporto SVIMEZ 2019 alla voce L’economia e la società del Mezzogiorno, presentato lo scorso 4 Novembre a Roma presso la Camera del Deputati.

La crisi demografica, inoltre, e le costanti emigrazioni accentuano i divari tra Sud e Centro-Nord. Dall’inizio del secolo a oggi la popolazione meridionale è cresciuta di soli 81 mila abitanti, a fronte di circa 3.300.000 al Centro-Nord. Nello stesso periodo la popolazione autoctona del Sud è diminuita di 642.000 unità, mentre al Nord è cresciuta di 85.000.

Nel corso dei prossimi 50 anni il Sud perderà 5 milioni di residenti: -1,2 milioni sono giovani e -5,3 milioni persone in età da lavoro. A fronte di un Centro-Nord che conterrà le perdite a 1,5 milioni. Secondo la SVIMEZ, le immigrazioni contribuiscono ad accentuare gli squilibri tra le due aree del Paese.

Nel 2018 gli stranieri con 4,4 milioni, sono quasi l’11% della popolazione del Centro-Nord e solo il 4,4% di quella meridionale. Nel 2018 si è raggiunto un nuovo minimo storico delle nascite, poco più di 439 mila nati vivi, oltre 18 mila in meno rispetto al 2017.

Nel Sud sono nati l’anno scorso quasi 157 mila bambini, circa 6 mila in meno
del 2017. La novità è che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli. Il peso demografico del Sud continua a diminuire e ora è pari al 34,1%.

Il Mezzogiorno continua a perdere giovani fino a 14 anni (-1.046 mila) e popolazione
attiva in età da lavoro da 15 a 64 anni (-5.095 mila) per il calo delle nascite e la
continua perdita migratoria. Il saldo migratorio verso l’estero ha raggiunto i -50mila
nel Centro-Nord e i -22 mila nel Sud.

La nuova migrazione riguarda molti laureati, e più in generale giovani, con elevati livelli di istruzione, molti dei quali non tornano più. Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2.015 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati.

Un’alternativa all’emigrazione è il pendolarismo di lungo periodo, che nel 2018 dal Mezzogiorno ha interessato circa 236 mila persone (10,3% del totale). Di questi 57 mila si muovono sempre all’interno del Sud, mentre 179 mila vanno verso il Centro-Nord e l’estero.