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La diseguaglianza però è meno forte di altri Paesi europei grazie alle case di proprietà

Casa dolce casa. Chi la tocca muore, politicamente. O vince le elezioni, se la protegge. Il motivo? Il mattone vale la metà della ricchezza degli italiani. Lo conferma un nuovo studio di Bankitalia. Che certifica anche il peso delle disuguaglianze nel nostro Paese. Il 5% delle famiglie più agiate, infatti, possiede il 46% della ricchezza netta. Contro il 7,6% della metà più povera. Era persino peggio nel 2016, quando la concentrazione in poche mani ha toccato il 48%, massimo storico, livello attuale della Germania.
Per capire in cosa si sostanzia la ricchezza degli italiani, al netto dei loro debiti, Bankitalia divide in 2 le famiglie. Nella prima metà ci sono le più povere, nell’altra metà il ceto medio e il 10% più ricco. Il livello di Patrimonio mediano che spacca i 2 gruppi a fine 2022, era circa 155 mila euro. Più scende questo livello, più si comprime la ricchezza nelle mani dei meno agiati. Ricchezza fatta per il 75% dall’abitazione e per il 17% dai depositi. Insomma, quasi tutto in casa e qualche risparmio in Banca.
Se si guarda, poi, ai valori assoluti, la divisione è ancora più netta. Il 95% di tutte le attività finanziarie, la quasi totalità, appartiene al 10% appena delle famiglie italiane più ricche. Anche nel caso di attività non finanziarie, come le partecipazioni in piccole Società fino a 5 addetti. La maggior parte, dunque, è appannaggio dei più ricchi, mentre il restante, in quota minima, alla classe media. La nostra forchetta oscilla tra 60 mila euro e 2,3 milioni. I nostri poveri sono, pertanto, 3 volte più ricchi dei tedeschi. Merito della casa. Noi preferiamo la proprietà e loro l’affitto.