Adottate misure contro un turismo mordi e fuggi, che snatura gli spazi pubblici per concederli a visitatori disinteressati

Nell’era dell’immagine, non si è davvero vissuti se non si condivide una fotografia che possa provarlo. I luoghi d’arte ed i paesaggi caratteristici diventano, infatti, solo lo sfondo per l’ennesimo selfie e, allo stesso tempo, uno scatto può essere in grado di far girare le economie locali, suggerendo lo scorcio da aggiungere a tutti costi al proprio feed di Instagram.
E così, se l’overtourism è per qualcuno una gallina dalle uova d’oro, in più parti del mondo, però, sembrano attivarsi delle piccole sacche di resistenza. Secondo i più informati, sono tutti alla ricerca dello scatto perfetto, secondo una prospettiva precisa, dove addirittura si invitano i viaggiatori a condividere luoghi inesplorati, piuttosto che replicare le esperienze degli influencer.
Lo stesso dibattito sui danni del turismo di massa viene, inoltre, portato avanti in diverse località. Nella lista di luoghi che vietano i selfie si annoverano, tra gli altri, la casa di Anna Frank ad Amsterdam, le Cappelle nella Torre di Londra e, sembra superfluo specificarlo, anche le strade di Pamplona durante la corsa dei tori. Ma pure il vicino Borgo ligure di Portofino, ha da poco istituito alcuni divieti di sosta per foto, con multe fino a 300 euro per i trasgressori.