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In onda da Lunedì 3 Maggio, si parlerà soprattutto di restauro nel tentativo di trasmettere al futuro un’opera rispettandone la vita stessa, il suo momento creativo iniziale, ma anche la sua storia e i segni che ne porta addosso

Le ragioni del restauro sono, dunque, al centro del primo nuovo appuntamento con la serie televisiva. Si parte dalla terribile alluvione di Firenze nel 1966 che devastò il cuore storico della città distruggendo e danneggiando gravemente una straordinaria quantità di Opere d’arte. Fra i “pazienti” illustri, anche il Crocifisso di Cimabue nella Basilica di Santa Croce a versare in condizioni disperate. Nel tempo, l’opera verrà affidata alle cure dell’Opificio delle Pietre Dure e, a seguito di un lavoro attento e certosino, si riuscirà a restituirla al pubblico.

Ma perché si decide di salvarlo a tutti i costi? Il restauro e l’Opera d’arte sono due concetti strettamente legati fra di loro in quanto nel momento in cui si definisce un manufatto come opera, si esprime nel contempo la volontà di destinarla alla fruizione per più tempo possibile. Ma il restauro impone anche delle scelte difficili. Come, ad esempio, la necessità di salvare la celebre statua equestre di Marco Aurelio.

Dopo una lunga opera di ripristino, infatti, per mano dell’Istituto Centrale per il Restauro, a causa delle tante fragilità, il Marco Aurelio non è più tornato nella Piazza del Campidoglio, ma si è scelto di conservarla all’interno dei Musei Capitolini, mettendo al suo posto una copia della statua.  Altro esempio di restauro eseguito nel corso del ‘900 è quello avvenuto sul Cenacolo di Leonardo Da Vinci presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, grazie agli interventi dei maestri Luigi Cavenaghi, Mauro Pellicioli e Pinin Brambilla Barcilon.