L’ospite scomodo di Vinitaly

Una volta era un mercato destinato agli astemi e a chi per motivicdi religione o salute non poteva avere a che fare con gli alcolici. Oggi, invece, sta diventando una moda e, come ogni tendenza, chi vende deve tenerla in considerazione. Per l’Italia vorrebbe dire snaturare una storia, abbandonare un elemento chiave di quel convivio che fa parte della nostra cultura.
Così le Istituzioni fanno quadrato intorno a loro, stringendosi  verso le parole del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida: «Non chiamiamolo vino», afferma il rappresentante del Governo. Però aggirandosi tra gli stand del Vinitaly ci si accorge di come la paura di una contrazione del mercato, abbastanza reale, rischi di spingere la moda dei dealcolati.
Crescono, infatti, le Aziende a cui fa gola questa fascia di clienti in crescita e poco importa se i processi di dealcolazione rendono il vino un prodotto molto lontano dalla sua origine. «Se una bevanda nasce dall’uva e si trasforma grazie alla fermentazione alcolica la chiameremo vino – ha, infine, ricordato il Ministro – se non ha l’alcol chiamiamola bevanda a base di uva, ma non vino».