Custoditi oltre un milione di libri, fra cui le incisioni dantesche attribuite al Botticellicon le primissime edizioni a stampa
Velluti luccicanti, ori laminati e minuziose decorazioni floreali. Sono queste le preziosissime rilegature frutto del lavoro certosino dei più abili artigiani e orefici del Regno dei Borbone ad introdurci in un viaggio alla scoperta della Biblioteca Universitaria di Napoli, nel complesso della Casa del Salvatore, sede del Collegio Massimo dei Gesuiti dal 1554al 1767 e successivamente culla della cultura borbonica.
Custodita in un antico complesso del Centro storico, la Biblioteca ancora oggi conserva oltre un milione di volumi, fra cui più di 148manoscritti, circa 4 milacinquecentine e 464incunaboli. Molti sono testi rari, come le preziosissime incisioni dantesche attribuite al Botticelli. «La Biblioteca possiede la prima edizione napoletana della Divina Commedia del 1477, di cui sono censite 14 copie al mondo, oltre la prima edizione fiorentina del poema di Dante del 1841 che ha addirittura un corredo di illustrazioni commissionate all’epoca al Botticelli. Un’opera in formato in folio impreziosita dal commento del Landino» ha spiegato la Direttrice Maria Lucia Siragusa.
Fra le primissime edizioni a stampa, spicca il Lattanzio Firmiano dei due prototipografiSweynheym e Pannartz, che nel 1465 introdussero in Italia la prima edizione a stampa. La Direttrice ha, inoltre, fatto riferimento alla sezione delle legature pregiate volute dai Borbone: testi che si distinguono, tuttora, per un timbro particolare a secco che si trova all’interno.
Le copertine con cui sono legate queste opere costituiscono il frutto delle migliori botteghe artigiane napoletane, a cui affluivano anche orefici e incisori che forgiavano, sia i ferri che gli attrezzi per realizzare queste decorazioni magnifiche sulle coperte. «Decorazioni che si distinguono non solo perché hanno impresso il timbro delle armi dei Borbone – ha, infine, sottolineato la Siragusa – ma sono ancor più preziose perché restituiscono un dato storico che ci fa comprendere a cosa erano attenti i Sovrani, dal momento che tutti i testi venivano scelti da loro stessi».