Il bambino ucraino bruciato dai razzi russi ora danza a Leopoli
Dicevano che Roman Oleksiv, il bambino di 7 anni nato in Ucraina, non ce l’avrebbe fatta, dopo che era diventato una torcia di pelle bruciata. Sua mamma Galina, di appena 28, gli è morta purtroppo accanto, dilaniata da un missile russo. E invece eccolo che danza con la camicia bianca e il farfallino, con la maschera grigia e la fascia aderente a proteggergli volto e metà corpo.
Dopo 31 operazioni chirurgiche, prima di molte altre che lo aspettano, eccolo per mano della bimba con il tulleviola nella Sala da ballo di Leopoli. Ballano insieme su questo mondo cattivo, su questo mondo di matti in cui Roman è entrato ed uscito vivo dall’inferno. «Il prossimo intervento sarà al braccio fra 2 mesi – racconta papà Yaroslav – ma ora si sente bene, va a Scuola, suona la fisarmonica e tutti i giorni va in Ospedale a fare terapia».
L’incidente è accaduto il 14 Luglio dell’anno scorso, quando alle 11:00 di mattina, a qualche centinaio di chilometri più a Est di Vinnytsia, piovvero i missili russi. Quando è arrivata la bomba, Roman guardava la TV con mamma nella Sala d’attesa del Centro Medico dove si era recato per una visita. E’ l’unico sopravvissuto. Ci sono voluti mesi, dopo il coma e l’intubazione, perché riuscisse a raccontare l’orrore.