Non c’è ancora colloquio diretto tra Pechino e Washington

Nonostante Xi Jinping e Donald Trump siano già impegnati in una partita di poker che ha come posta commerci per centinaia di miliardi di dollari, la Cina ha messo sul tavolo contro Dazi al 125%, pur sostenendo che ormai è solo un gioco di numeri senza significato economico. Le merci delle Superpotenze in guerra commerciale avrebbero, tra l’altro, prezzi irrealistici sugli opposti mercati.
Xi Jinping ripete che l’economia cinese «non è uno stagno, ma un Oceano che resta immutato dopo le tempeste», anche se  il Sistema cinese si regge sulle esportazioni dell’enorme eccesso di produzione. C’è una massa di beni di consumo popolari, dagli iPhone di Apple assemblati in Cina, all’abbigliamento, ai giocattoli, alle Console per videogiochi che la manifattura americana non produce.
Negli Stati Uniti se n’è sono resi conto e ieri smartphone e computer sono stati risparmiati dai Dazi al 125%. Però la Casa Bianca giura che questa manifattura tecnologica dovrà tornare in America. Pechino, intanto, si è preparata a questo scontro frontale. Trump dice che Xi Jinping è un grand’uomo «molto intelligente» e sostiene che un accordo è sempre possibile.