L’evento pensato dall’ex Ministro Sangiuliano sarà in forma ridotta

Era stata annunciata circa un anno fa come la più grande rassegna mai vista dedicata al Futurismo.  All’origine fu congegnata come un frutto della rivoluzione culturale del Governo Meloni. Nessuno adesso ammette di averne parlato in toni triofanfalistici, anche se di frequente trapelano numerose indiscrezioni. Gli esperti incaricati di disegnare il percorso della manifestazione hanno visto, intanto, parecchie diserzioni. Mentre ha dato le dimissioni una delle maggiori studiose e collezioniste della mostra, ossia Claudia Salaris.
L’unicità de Il Tempo del Futurismo l’aveva anticipata Gennaro Sangiuliano. Nella prospettiva di ‘Genny il futurista’, come qualcuno aveva soprannominato l’ex Ministro, la mostra avrebbe dovuto rappresentare una rivisitazione della identità italiana. Sangiuliano, infatti, quando aveva ideato la mostra voleva dare una spallata alla cosiddetta egemonia culturale della sinistra. Ma così, purtroppo, non è stato.
L’assunto era che nel Secondo Dopoguerra c’era stata una damnatio memoriae dell’avanguardia Futurista. Cosa assolutamente falsa. I primi a riscoprire a metà degli anni ’50  gli scritti di Marinetti e le opere pittoriche dei grandi maestri Futuristi furono Edoardo Sanguineti, Maurizio Calvesi ed Enrico Crispolti, seguiti da una lunga schiera di studiosi progressisti i quali paradossalmente vedevano nell’avanguardia storica il futuro dell’Arte e della Letteratura.