La sorella di Giulia all’incontro del Salone del Libro di Torino

«La forza è anche resistenza, sono convinta che il cambiamento arriverà. Sottovalutarci è uno dei metodi con i quali veniamo tenute a bada. Ma credere di valere è rivoluzionario. È il primo passo per essere libere». Sul Palco del Salone del Libro, ieri Elena Cecchettin ha parlato a una Sala gremita, un pubblico soprattutto di ragazze e ragazzi ventenni.
Indossava una t-shirt con scritto «Stop al genocidio». «Questa famiglia si sta esponendo con fatica e generosità e sta facendo un grande lavoro – così l’ha introdotta Barbara Stefanelli, giornalista e collaboratrice di Donne in Rete contro la violenza -. Sta portando fuori dalle Accademie, mettendolo nelle nostre case, il tema della violenza sulle donne».
Parole molto simili ha usato, tuttavia, il padre Gino Cecchettin, che al Salone ha dialogato con Annalisa Cuzzocrea. L’uomo ha, poi, annunciato la nascita, ad Ottobre, della Fondazione Giulia per fare formazione nelle Scuole e promuovere il dialogo e la prevenzione della violenza. «A Giulia è stata negata la possibilità di essere libera – ha, infine, dichiarato il genitore -. Elena ha ragione e io la supporterò nella sua lotta, anche se abbiamo punti di vista differenti».