4 anni

Il Centro storico di Cosenza si è riempito di vita e di voci per la presentazione del nuovo libro di Ritanna Armeni Mara. Una donna del Novecento, ospite della Fondazione Premio Sila. Ines Crispini, docente di Filosofia Morale all’Unical e la giornalista e saggista romana si sono confrontate sul tema delle donne nel fascismo e la discussione inevitabilmente si è ampliata, spazando da Virginia Wolf a Sophia Loren e le streghe della notte sono diventate solo alcune protagoniste richiamate dalle due relatrici per parlare di donne. «Sono tante le donne protagoniste di questo romanzo – ha rilevato subito Ines Crispini -. Mara, infatti, è una delle protagoniste, ma il libro è corale e proprio in questa narrazione collettiva trova la sua forza, la potenza del messaggio. Nelle differenziazioni, nelle particolarità c’è la sua grande ricchezza. Gli uomini, invece, restano nel fondale». La scrittrice, poi, ha spiegato alla platea la ragione della scelta di raccontare la storia di una ragazza fascista: «Forse, ci si sarebbe aspettato qualcosa di diverso da me. Da una donna di sinistra, probabilmente, ci si attendeva la storia di una partigiana. Invece no. Perché c’è sempre stato qualcosa che non mi tornava nel racconto delle donne fasciste».

L’autrice, inoltre, ha aggiunto: «Ho sempre colto delle discrepanze fra il racconto che ci è sempre stato “propinato” su una figura femminile inerte e passiva e la realtà che è decisamente più complessa. Aderire totalmente alla visione mussoliniana della donna, al racconto dei grandi storici del fascismo non mi è mai sembrato giusto. Sentivo che c’era qualcosa di non detto e la conferma me la davano anche alcune curiosità. Malgrado le politiche pazzesche del fascismo sulla natalità, nel ventennio fascista non sono nati più bambini che nelle epoche precedenti o successive. Le donne nel fascismo sono state molto altro e molto di più di quello che ci hanno raccontato e che ci siamo raccontati nei decenni seguenti». Infine, nel concludere l’incontro, la Crispini ha ribadito: «Mara è una figura paradigmatica del Novecento e questo è un romanzo che può considerarsi di formazione», mentre per Gemma Cestari, Direttrice del Premio Sila «Il libro dice tanto sul fascismo, dice cose che non si sapevano e che è invece giusto che si sappiano. Un romanzo che, tra l’altro, dovrebbe essere letto nelle Scuole».