Il 15 Dicembre 1976 il Crocifisso di Cimabuetorna in Santa Croce
Nessuna opera d’arte meglio del Crocifisso di Cimabue ha rappresentato la devastazione dei Beni culturalifiorentini nell’alluvione del 1966. Lo spregio delle acque sul Crocifisso, così innovativo e rivoluzionario, fu una perfetta analogia della devastazione patita dalla città.
Quel simbolo travolto dalle acque, fu la sintesi di una Firenze sommersa dai rigurgiti dell’Arno che, oltre alla città, avevano infradiciato anche l’animo delle persone. L’opera, all’indomani della catastrofe, fu presa in cura dai migliori restauratori che, in 10 anni di minuzioso e prezioso lavoro, la restituirono a tutti gli amanti del bello, sebbene inevitabilmente deturpata.
Anche qui il paragone con una Firenze ‘risorta’ dalle proprie acque è fin troppo facile, ma davvero il ritorno dell’opera, al posto che più le competeva, fu vissuto dai fiorentini con una grande partecipazione. Un evento che in un certo senso sanciva il ritorno definitivo alla normalità. Firenze si era finalmente asciugata.