Nel corso dei secoli le opere degli artisti hanno spesso rappresentato icone religiose, ritratti di regnanti o, tuttalpiù, immagini raffiguranti la natura in tutte le sue espressioni

Con l’avvento della modernità, invece, le cose sono cambiate e molti artisti sono stati ispirati dai fenomeni del consumismo. Negli Stati Uniti d’America, infatti, sulle rovine della Seconda Guerra Mondiale, è stato avviato un processo che ha dato origine alla cosiddetta Società di massa che ha avuto modo di individuare nei beni di consumo, il segno di un nuovo stile che ha aperto le porte ad un’epoca sociale completamente diversa.
Nasce così la Pop Art, abbreviazione di popular art, intesa però non come arte per il popolo o del popolo, ma come arte di massa, cioè prodotta in serie. Si era tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Uno dei temi favoriti della nuova corrente artistica è stato innanzitutto il cibo. Non a caso, restano celebri la bottiglietta di Coca Cola e le scatole dei Kellogg’s Cornflakes.
In quel periodo sono entrati in gioco, soprattutto, nuovi oggetti che fino a quel momento non erano affatto esistiti, che hanno cominciato subito a far parte della vita dell’uomo il quale, da allora, non ha potuto più farne a meno. Gli artisti della Pop Art, tuttavia, si sono interrogati sul problema della riproducibilità dell’arte nell’epoca industriale, sul come e se mantenere il carattere esclusivo dell’opera, o se invece conciliare la realtà consumistica con il proprio linguaggio.