Non amano l’Europa eppure un intero Paese ha sperato di vedere la squadra di Gareth Southgate giocare la finale contro l’Italia nella sfida conclusiva di Domenica 11 Luglio
Saranno i paradossi della vita, ma l’urlo di gioia allo Stadio di Wembley di Londra di migliaia di tifosi inglesi al fischio finale dell’arbitro Makkelie, oppure l’esultanza del primo Ministro Boris Johnson mentre il principe William, a poca distanza, applaudiva composto una storica vittoria, appaiono davvero come il controcanto, tra l’altro stonato, di coloro che hanno deciso non far più parte del coro unanime di un continente festoso che celebra, proprio in casa degli inglesi, la parte più significativa di un’importante quanto imponente manifestazione sportiva.
Nel corso di uno degli anni più terribili della storia umana, l’anno della pandemia, la Gran Bretagna, infatti, ha deciso, dalla mezzanotte del 31 Gennaio 2020, di non fa più parte dell’Unione Europea. Da quel momento è iniziato un periodo di transizione che ha definitivamente reso il Paese un ‘corpo estraneo‘ rispetto ad un percorso storico che ha risollevato l’intero continente da un cumulo di macerie, in cui gli inglesi, occorre dirlo, hanno avuto un ruolo a dir poco determinante.
Ora la finale proprio contro l’Italia, non a caso la patria di Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori dell’unità europea. Domenica, sicuramente, sarà una festa dello sport, ma per molti cittadini europei, da Helsinkj a Siviglia, da Parigi a Sallonicco, difficilmente potrà essere ignorato il gesto di un popolo che ai valori della ‘fratellanza‘ ha preferito, in questo scorcio di inizio secolo, contrapporre quelli degli interessi economici di parte, seppur nel rispetto dei princìpi di autonomia e indipendenza, capisaldi di ogni democrazia.