L’ira di Meloni: «Metodo e merito, scelte sbagliate»
Voto contrario, invece, sulle nomine di António Costa e Kaja Kallas rispettivamente come Presidente del Consiglio Europeo e Alto rappresentante per gli Affari Esteri. La premier Giorgia Meloni ha, infatti, scelto una linea più dura anche di quella dell’ungherese Viktor Orbán, che almeno un sì lo ha detto a Costa, mentre ha votato contro Von der Leyen e si è astenuto su Kallas.
Meloni di fatto si è messa da sola nell’angolo, anche se erano già arrivate rassicurazioni che l’Italia avrebbe ottenuto un ruolo di peso nella nuova Commissione. Martedì scorso era stata annunciata l’intesa raggiunta fra le maggiori famiglie politiche sui nomi di Von der Leyen, Costa e Kallas, ma questo aveva riacceso il disappunto della premier italiana. L’astensione di Meloni è stata comunque spiegata da fonti di Palazzo Chigi.
Prima di tornare a Roma, Giorgia Meloni si è fermata a parlare con i cronisti. Nega che la sua scelta possa essere in qualche modo un autogol, che la possa vedere isolata, d’ora in avanti, negli equilibri dell’Unione: «All’Italia verrà riconosciuto ciò che le spetta per il ruolo e il peso che abbiamo, non per la simpatia nei confronti del Governo. Escludo che qualcuno voglia farcela pagare, sarebbe vergognoso».