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Il libro di Pierfranco Bruni apre ad un attraversamento della misantropia in un destino di solitudini

Schopenhauer domina la scena del mondo pessimo di Sgalambro. A 100 anni dalla nascita del filosofo siciliano, il volume è un’Opera comparata in senso ontologico del suo pensiero. In mezzo ci sono l’angoscia di Kierkegaard e il marciume raccontato da Cioran, in un contesto in cui Hegel è soltanto fenomenologia.
Si apre, così, una discussione comparata sul pensiero di una filosofia dell’ironia tragica e della malinconia senza visioni empiriche, ma dentro un cerchio che ha in un labirinto, il viaggio e il tempo come variazioni dell’esistenza. Abitare le macerie e le rovine in un tempo pessimo, ci conduce in un destino di solitidini la cui consolazione potrebbe essere l’attraversamento della misantropia.
L’Opera, di Luigi Pellegrini Editore, a cura del Ministero della Cultura, è un recuperare il crepuscolo nicciano, mentre ci si avvia verso il tramonto e si prende atto della morte del sole. Pierfranco Bruni, già Dirigente e Archeologo presso il Dicastero del Colleggio Romano, traccia nel racconto l’inesorabile ritratto storico e filosofico di Manlio Sgalambro.