Morto a Rimini 20 anni fa. Era il 14 Febbraio del 2004
Sono passati, infatti, 20 anni da quel fatidico giorno e Marco Pantani, ucciso dalla cocaina e dagli psicofarmaci, non si sa, continua a pedalare nei nostri ricordi. Tra l’altro, una sua riproduzione, alimentata da energia elettrica, avanza meccanicamente sopra l’ingresso dello Spazio Pantani, il Museo accanto alla Stazione di Cesenatico.
«Cosa provo oggi? – si chiede Roberto Conti, suo gregario fedelissimo – Tristezza, tanta. L’ultima volta che l’ho visto era il 2003. Il Tour aveva invitato tutti i vincitori dell’Alpe d’Huez. Poi, non l’ho più rivisto». Ha vinto un Giro e un Tour nel 1998. L’ematocrito alto, l’accusa di doping ed il primo rovinoso precipizio di una carriera fatta di conquiste.
«Lui era fragile – dice ora Davide Cassani – e quel verdetto non l’ha mai accettato». La stanza di Pantani fu trovata a soqquadro. Rimini d’inverno non è triste, è felliniana. Una solitudine immensa accompagnò il ciclista verso l’immortalità del Campione. Avvenne tutto così presto e ad un’età ancora giovane.