Preoccupa e non poco l’attuale trend demografico, in pieno declino, nel nostro Paese che apre prospettive e scenari sempre più inquietanti sui quali si è tentata una riflessione da parte del mondo della politica e delle Istituzioni
Il 2020 ha visto l’ennesima riduzione delle nascite in Italia. Secondo l’Istat negli ultimi dodici anni si è passati da un picco relativo di 577 mila nati agli attuali 404 mila, il 30% in meno. Ad aggravare l’ormai noto inverno demografico italiano, la pandemia che ha contratto ulteriormente i dati, con gravi ripercussioni sull’equilibrio delle generazioni e sul welfare nazionale. Tant’è che il declino è stato accentuato, soprattutto, dagli effetti del Covid-19 con l’elevato numero di decessi.
Un campanello d’allarme raccolto sia da Papa Francesco che dal Presidente del Consiglio Mario Draghi che hanno aperto, lo scorso 14 Maggio, la prima edizione degli Stati generali della natalità svoltasi presso il Foyer dell’Auditorium della Conciliazione a Roma. L’evento è stato organizzato proprio per riflettere su un tema capace di unire tutto il Sistema Paese, provando ad immaginare una nuova narrazione della natalità.
«L’Italia – ha detto Sua Santità – si trova da anni con il numero più basso di nascite in Europa, in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata. Questo nostro Paese, dove ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti», mentre per il premier Draghi «La questione demografica, come quella climatica e quella delle diseguaglianze, è essenziale per la nostra esistenza. Le ragioni per la scarsa natalità sono in parte economiche. Questo indica come il problema sia più profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità».