E’ ormai allarmante lo stato di salute dell’economia mondiale a seguito della pandemia da Coronavirus che ha coinvolto in poco tempo interi Paesi. Tant’è che lo spettro di una grande recessione è sempre più vicino e reale, almeno nelle previsioni di molti autorevoli economisti. Unica incertezza: la dimensione delle conseguenze.
La maggior parte dei Paesi, infatti, è alle prese con un PIL in forte calo e con una inquietante contrazione dei consumi. A livello mondiale il PIL 2020 si attesta su una riduzione del 3% circa del Prodotto Interno Lordo dell’intero pianeta. È chiaro, a questo punto, che ci si trova difronte a un evento senza precedenti nella storia moderna, anche perché permangono molti dubbi ed incertezze sulla possibile evoluzione del virus nei prossimi mesi.
L’Italia, purtroppo, già afflitta da un enorme debito pubblico, resta uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi. Non a caso, in base alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, quest’anno il PIL interno potrebbe arrivare a perdere fino al 9,1%. Qualora la circolazione del virus dovesse essere controllata entro la fine dell’anno in corso, con la successiva ripresa dell’economia europea, nel 2021 si potrà comunque assistere ad una auspicabile ripresa del 4,7%.
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro sono a rischio oltre 25 milioni di posti di lavoro nel mondo, in pratica la peggiore crisi globale dopo la Seconda guerra mondiale. «I lavoratori e le Imprese si trovano di fronte a una vera e propria catastrofe, sia nei Paesi con un’economia avanzata che in quelli in via di sviluppo», ha dichiarato il Direttore generale Guy Ryder. I settori più in difficoltà sono quelli degli alloggi, della ristorazione, delle manifatture, della vendita al dettaglio e delle attività commerciali in genere.