Nella parabola del mister rossoblù assurto al ruolo di nuovo ‘capro espiatorio’ del Cosenza Calcio, si condensa il destino beffardo che spesso accompagna e contraddistingue le varie esperienze in panchina della maggior parte degli allenatori italiani
C’è tensione nell’ambiente calcistico cosentino dovuto alla preoccupante posizione di classifica della squadra rossoblù. Anche a Giugno 2020, infatti, le attese dei tifosi erano aggrappate a pochissime speranze, non foss’altro per il disastroso rendimento del gruppo, passato attraverso l’esonero di Braglia, prima, e le dimissioni di Pillon, dopo.
Con Occhiuzzi in panchina, invece, accadde l’incredibile, ma in meno di un anno il mister calabrese sembra aver dilapidato l’importante patrimonio di ‘credibilità’ accumulato durante la conquista di una salvezza sulla quale, alla vigilia della ripresa del Campionato, neanche il tifoso meno realista e disilluso, avrebbe scommesso un centesimo. E così da indiscutibile eroe, si ritrova ad essere il ‘bersaglio‘ preferito per colpe che, tra l’altro, non sono sue. Semmai bisognava mettergli a disposizione gli interpreti giusti per la sua idea di calcio, dopo aver consentito la partenza di gente come Asencio e Rivière.
Il Club, dopotutto, nel corso di questi mesi, pare avesse ritrovato una certa stabilità, almeno nella guida tecnica, mentre ora, purtroppo, si ritrova nel pieno di una crisi di risultati che neanche il cosiddetto ‘mercato di riparazione‘ sembra in grado di porvi rimedio. Alle tante problematiche, naturalmente, deve aggiungersi la scelta discutibile della Lega nel permettere di giocare una Serie B senza l’ausilio del VAR, le cui conseguenze disastrose continuano a riverberarsi nei confronti di certe squadre, Cosenza in primis.
Sul fronte della proprietà, nondimeno, un ruolo fondamentale spetta alla pandemia e ai mancati introiti per l’assenza del pubblico sugli spalti. Non è comunque pensabile, in una situazione difficile come questa e con un Presidente tuttalpiù ‘ragioniere‘, coltivare sogni di grandezza, ma sarebbe anche giusto e lecito ‘garantire‘ il mantenimento della categoria ad una delle piazze calcistiche con più tifosi al seguito. Il Cittadella, guarda caso, con meno investimenti ed una migliore programmazione riesce a fare, ogni anno, meglio.