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La processione alla Tomba del dissidente Aleksej Navalny

Alle 9:00 del mattino, all’apertura dei Cancelli del Cimitero di Borisovskoe, periferia della Capitale, davanti alla sua tomba si erano radunati solo poche decine di moscoviti. Poi, alla spicciolata, sono diventati centinaia, nonostante la neve sferzava il viso e le temperature erano scese intorno ai -15° gradi.
Una processione composta e silenziosa come un anno fa nei giorni dopo il Funerale. Niente slogan. Soltanto il canto funebre di memoria eterna. C’è voluto del coraggio ad arrivare sin qui. A sfidare avvertimenti sparpagliati sui social, con Telecamere su cavalletto piazzate all’ingresso ed Agenti in borghese a volto coperto.
«La paura c’è – ammette la gente -. Tutto il mondo sa chi ha ordinato il suo assassinio». Di Navalny oggi resta soltanto la memoria. L’opposizione non solo è dispersa in esilio, ma si è completamente lacerata. «Ci sentiamo come pecore smarrite che non sanno in che direzione andare» dichiara qualcuno tra la folla dei visitatori. I russi rimasti in Patria più che una voce, vogliono un vero erede di Navalny.