L’arrivo improvvisato a Mosca è servito quasi unicamente a rilanciare la voglia di Viktor Orbán di apparire sulla scena internazionale come leader «anti». Contro l’establishment europeo, contro la posizione della maggior parte dei Paesi dell’Unione che hanno quasi tutti reagito con veemenza all’iniziativa del piccolo Trump d’Ungheria.
Putin lo ha incontrato con tutti gli onori, ma ha fatto precisare che il colloquio è avvenuto su richiesta ungherese avanzata appena 2 giorni prima. E ha respinto la proposta di cessate il fuoco immediato e senza condizioni che Orbán aveva provato a far digerire anche a Zelensky. La Russia è pronta alla tregua, ma solo alle sue note condizioni.
Alla fine, in una Conferenza Stampa senza domande, Orbán ha dovuto ammettere di aver capito «che le posizioni delle parti sono molto lontane». Le sortite del primo Ministro, che dal 1 Luglio scorso ha la Presidenza di turno dell’Unione, hanno avuto però l’effetto di far andare su tutte le furie mezza Europa. Dalla Presidente Ursula von der Leyen al Segretario Generale della Nato.